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Due italiani in Galizia

Esther, una delle nostre redattrici, ha pensato di intervistare due ragazzi italiani che lavorano qui in Galizia, Domenico e Walter. Domenico è nato a Noci (Puglia), si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Bari e ha studiato nei Collegi Europei di Parma e Bruges (Belgio). Nel 2005 a Noci ha conosciuto la sua attuale moglie galiziana Eva; adesso Domenico lavora per DEVALAR Consultoria Europea (www.devalarconsult.com) con la nostra redattrice Esther.
Walter è nato ad Alghero (Sardegna) ma ha vissuto per 18 anni a Milano e per 5 anni in Guatemala dove ha conosciuto Mercedes, la sua attuale moglie galiziana. È capitano di lungo corso, ma ora fa il pubblicista nell’Azienda Rio de Comunicación (http://www.riodecomunicacion.com/) il cui ufficio si trova vicino a DEVALAR. Vediamo cosa ci hanno raccontato...


1. Quando siete arrivati in Galizia e perché?
W: Io sono arrivato in Galizia nel 1997, il 10 giugno, perché l’anno prima avevo promesso alla mia fidanzata che sarei venuto qui in Galizia un anno dopo. La promessa gliel'avevo fatta il 30 maggio 1996 e mi sono sbagliato solo di quindici giorni!
D: Ah, bravo! Il 10 giugno, il giorno della dichiarazione di guerra, della Seconda Guerra Mondiale, da parte di Mussolini...
E: Domenico, e tu?
D: Io sono arrivato il 28 aprile 1998. 1998 ? Ah, no 2008 ! Diciamo che sono arrivato perché avevo fatto una mezza promessa, più che una mezza promessa era un accordo con la mia ragazza, che adesso è mia moglie, era tornata qui in Spagna ed eravamo rimasti d’accordo che in un anno ci saremmo rivisti qui.
W : Ma uguale !
D : Sì, più o meno sì!
W: Uguale, uguale!

2.- Cosa vi ha colpito di più quando siete arrivati?
W: A me personalmente ha colpito moltissimo la gente e il paesaggio, mi sembrava di essere in Sardegna. Pensavo che la Galizia fosse una regione sottosviluppata, mi colpirono molto le strade asfaltate dappertutto e poi la gente, la gente si vestiva come i sardi, gli anziani si vestivano tutti di nero. Davvero, mi sembrava di essere in Sardegna.
E: E a te Domenico?
D: La prima volta que sono stato qui in vacanza mi ha colpito la natura, il verde, perché era una Spagna che non mi aspettavo, era un’idea della Spagna che non avevo, avevo l’idea dell’Andalusia, il caldo del sud.
E: Lo stereotipo.
D: Sì, lo stereotipo, perché in Italia quando si pensa alla Spagna, si pensa ad Almería. E invece Galizia sembra di essere in Irlanda. Anche l’aspetto dell’ architettura mi è piaciuto, ma soprattutto la natura, che continua ancora a stupirmi. È quello che mi piace di più della Galizia.

3.- Quali sono le differenze più importanti rispetto al vostro paese?
W: Tra la Galizia e la Sardegna le differenze sono propriamente morfologiche, ma diciamo che qui è un po’ più sviluppata la parte urbana. In Sardegna ci sono due città importanti, ma sono piccole. Il capoluogo ha soltanto 180.000 abitanti, tutto il resto sono paesini piccoli. E poi la differenza è che qui tutto è costruito. Comunque, dal punto di vista della natura non ci sono grandi differenze.
D: La principale differenza per me che sono del Sud, della Puglia, è il clima, diciamo la pioggia. Io vengo da una zona dove non c`è neanche un fiume, è una regione quasi senza fiumi e qui mi ha colpito il fatto di vedere acqua dappertutto o pioggia che cade con facilità, invece nella mia regione magari devi aspettare tanto tempo per vedere la pioggia.
W: È vero, è vero, sono d’accordissimo. La Sardegna per esempio è una zona secca. Noi abbiamo solo dei fiumiciattoli, lì i fiumi grandi non esistono. Quindi sì, l’acqua è propriamente la differenza.
Poi posso dire una cosa? C’è un’altra differenza: le ragazze! Tutti e due siamo venuti per le ragazze. Diciamo la verità! Scusa, parliamo dell'acqua e bla, bla, bla, ma le ragazze...
E: Vabbè, l’acqua e le ragazze.
D: Sembra che veniamo da un posto dove non si lavano mai e non si vedono mai le donne, hahaha!!


4.- Qual è il vostro cibo galiziano preferito?
W: Senza dubbio il pesce. Per me è uno spettacolo andare ai mercati del pesce. In Italia è difficile trovare tutta questa varietà di pesci, la freschezza e la qualità. Non è che non ce l’abbiamo, però insomma il Mediterraneo è meno ricco di pesci.
D: A me il pesce non piace tanto, ma sono d'accordo con Walter sul fatto che il pesce è l’elemento più caratteristico della Galizia. Il mio cibo preferito invece, non so se si può dire che sia un cibo tipico galiziano, ma è il churrasco. A me piace tanto la carne.
E: Di maiale?
D: No, di mucca o di vitello.

5.- La festa galiziana che preferite?
W: A me non piacciono le feste. Per esempio non vado mai a nessuna festa. Quando vado è perchè sono obbligato. Per esempio alla festa di San Froilán a Lugo. È che non mi interessano! Forse quella più carina è la festa dell’Arde Lucus, quella in cui le persone si trasvestono da romani. Mi sembra simpatica, ma insomma non sono molto festaiolo, neanche in Italia mi piacevano le feste.
D: Non è proprio una festa, però mi piace la riproduzione della Battaglia di Elviña, perché a me piace la storia, quindi ogni anno mi piace vedere questa rappresentazione al Rettorato. È interessante. E un’altra festa che mi piace è quella della storia che fanno a Ribadavia (Ourense). Penso che sia la più importante.

6.- Qual è il proverbio che secondo voi definisce meglio un galiziano?
W: A me piace molto quando i galiziani ti rispondono “Lo mismo voy que no voy”. Mi sembra una cosa strana, non lo so. Sai, anche quando dicono che non si sa quando un galiziano scende o sale le scale, è vero! Lo vedo proprio come una delle caratteristiche dei galiziani. Anche nella mia vita lavorativa mi sono trovato nella situazione in cui parlavo con un galiziano e lui mi guardava come se fosse convinto di quello che stavo dicendo, ma poi all’ultimo mi diceva “dipende, forse sì, forse no”. Non si capisce bene, è difficilissimo negoziare con i galiziani!
D: Io ho avuto un vantaggio su Walter perchè ho potuto pensare al proverbio! Secondo me, potrebbe adattarsi ai galiziani il proverbio italiano che dice “Chi va piano, va sano ma va lontano”. I galiziani sono persone che fanno le cose con tranquillità, ma sono testardi, quindi arrivano sempre all’obbiettivo.
W: Sono dei grandi lavoratori.
D: Sì, e un’espressione che mi piace dei galiziani per esempio, è quando chiedo a qualcuno “Potrebbe inviarmi questo documento?” e mi rispondono sempre “Claro que podo!” Questa è una differenza culturale. Perché come italiano sono un po’ più formale, i galiziani mi sembrano più diretti, ma non mi dà fastidio questo loro modo.
W: Sì, in un certo senso sono un po’ bruti. Per esempio quando vai in un bar in Italia e ordini un caffè dici “Per favore mi fa un caffè?”, quindi prima di tutto dai del Lei e secondo dici 'per favore'. Qui si entra in un bar e si dice “Un caffè!” e basta.
E: Voi italiani siete molto più formali.
D: Sì, gli italiani in genere sono formali e anche l’italiano come lingua è più formale.
W: Si usa sempre il 'Lei', nessuno dà del tu a una persona che non conosce. È proprio visto male. A me, per esempio, è successo poco tempo fa a Milano. Mi è scappato il tu, perchè mi sono abituato qui, con una ragazza in un bar, mi ha guardato male e mi ha risposto molto seccata come per dirmi “ma come ti permetti”?
E: Perché si era offesa?
W: Sì, diciamo che le ho dato una confidenza che noi non avevamo.
D: Per me un’altra differenza rispetto al mio paese è che qui la gente è abituata a stare dentro, negli spazi chiusi. Io sono del sud e sono abituato a vivere in spazi aperti, diciamo fuori casa. Per esempio quando sono arrivato qui e volevo incontrarmi con qualcuno dicevo “Ci vediamo in piazza! Ti aspetto in piazza!” Ma tutti mi chiedevano “come mai in piazza, ti aspettiamo in un bar che è meglio!” Questa è un’altra differenza forte perché in Italia, di solito, ci incontriamo in piazza, ma qui il luogo d’incontro è il bar.

7.- Quali sono le cose che vi mancano di più dell’Italia?
W: Mancarmi, mancarmi, nulla. Soltanto la mamma, gli amici, la questione umana. Io sono abituato ad abitare fuori. Vivo fuori da più di vent’anni e in Italia ci vado spessissimo. Ho la famiglia, i parenti, mio figlio, ma diciamo che l’Italia non mi manca come Paese. Quando ci vado sono contento, ma sto benissimo qui in Galizia.
E: Ti senti come a casa.
W: Davvero, quando mi hai fatto la prima domanda mi sono ricordato che mia moglie mi diceva “quando vai lì forse non ti piacerà, perché sei abituato a vivere in Guatemala, a Milano” insomma in città grandi, ma dopo sono venuto qui e mi è piaciuto. Non ho avuto nessun problema di adattamento, neanche per la lingua, anche se non la parlo bene la capisco perfettamente.
D: Io all’inizio sì, ho avuto qualche problema con la lingua, ma adesso l’ho studiata. Io mi considero una persona abbastanza integrata, ma mi mancano alcuni cibi, come la mozzarella per esempio. A volte mi capita di sentire una voglia fortissima di mangiare mozzarella! E poi mi manca una cosa un po’ difficile da spiegare, è qualcosa di culturale, mi manca vivere in un ambiente di cui conosco tutte le sfumature.
W: Per me invece è la parte più interessante del vivere fuori, perché quando conosci già tutto di un posto non mi piace più così tanto, mi sembra di perdere l’interesse, alla fine pensi, già lo so.

Ringraziamo Domenico e Walter per averci concesso questa intervista....alla fine sembra che si trovino bene qui in Galizia, che ne dite, li adottiamo?!