Un caffè con...
un orefice di Santiago
A volte la fortuna ci sorride senza saperlo. Fu così, per casualità, che una mia amica mi invitò a conoscere uno degli orefici più prestigiosi della città, lei lo conosceva e voleva andare da lui. Da sempre avevo voluto conoscerne uno e, soprattutto, andare in una bottega.
Il signor Giulio, un uomo di circa 70 anni, mi è sembrato molto gentile, e poi mi ha lasciato vedere e toccare tutto quello che c'era nel suo laboratorio artigianale. Io non c’ero mai stata fino ad allora e quindi fu un’esperienza indimenticabile.
Dal Medievo gli orefici fanno uno dei lavori più prestigiosi e rappresentativi della città, di fatto ci sono due quartieri dove si trovavano i loro laboratori, quello di platerías - degli argentieri - e quello di azabachería – di quelli che lavorano il giaietto.
Il nostro protagonista ha risposto anche a tutte le mie domande, perché serve questo e quell’altro, e così via. Ma mi ricordo di alcune domande in particolare, vediamole insieme.
- Perchè Lei ha fatto questo lavoro e non un altro?
- Be’ la mia famiglia e i miei nonni erano già orefici, loro avevano una bottega. Prima di studiare io avevo lavorato nel laboratorio di famiglia dove lavoravano i miei zii e mio padre.
- Ma come mai ha imparato questo mestiere?
- A me piaceva questo lavoro, di fatto sin da giovanissimo ho lavorato con i miei. Siccome volevo imparare, andavo a lezioni dopo il lavoro, dalle 7 di sera fino a circa le 10 di sera.
- E dove studiava?
- Io andavo a lezioni alla Scuola Maestro Mateo della città, era una scuola prestigiosa dove insegnavano importanti artisti galiziani.
- Si ricorda di qualcuno di loro in particolare?
- Sì, mi ricordo del maestro Asorey, un professore molto gentile e simpatico.
- Cosa si imparava in quella scuola?
- Si imparavano diverse discipline artistiche, ma forse il disegno era la più importante, di fatto guarda tutti questi disegni!
Me ne mostra alcuni appesi alle pareti della bottega. Li aveva fatti tutti lui, come se fosse una cosa semplice, ho pensato io.
- Oh, però sono bellissimi, sembrano di un artista più che di un artigiano!
- E poi c'era la modellazione e la scultura. Perché, prima di fare un lavoro, bisogna fare il disegno e dopo modellarlo, magari in legno, e solo alla fine lavorare l’argento.
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- E mi dica, tutti i suoi compagni hanno finito gli studi, come Lei?
- No, perché andare a lezione tutti i giorni era come avere un lavoro in più. Bisognava studiare per anni, e poi c'era tutto quello da fare da soli per imparare.
- Certo. E mi può dire come ottenevate l’argento?
- Dalle posate, le persone avevano bisogno di soldi e ci vendevano le posate, c'era una camera piena di posate d’argento.
- Ah, non immaginavo questo.
- Invece oggi compro queste lamine d’argento che dopo taglio e lavoro.
- Mi può dire uno dei lavori che gli è piaciuto di più?
- Una volta, un prete mi ha incaricato un sacrario. Fu un lavoro molto interessante per me, perché ho dovuto disegnare l’archittetura e anche la decorazione dei rilievi, ho dovuto fare anche i chiodi artigianali in argento per poter costruire il piccolo palazzo, è stato molto laborioso.
- Lei fa fotografie dei suoi lavori?
- No, purtroppo non avevo quest’abitudine, ma questo sacrario si che l’ho fotografato; te lo mostro.
- E oggi, cosa fa di più?
- Oggi, faccio soprattutto vieiras, guarda, conchiglie di cappesante come questa.
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Enzo Ferrari
In occasione della recente inaugurazione del Museo Enzo Ferrari di Modena, vi racconteremo la storia del fondatore di una delle più importanti case automobilistiche italiane.
Il museo fu costruito dopo la sua morte; il luogo scelto per la sua costruzione è la casa dove Enzo Ferrari nacque e visse tutta la vita.
Enzo Ferrari fu un uomo freddo, di ghiaccio, che non si concedeva ai giornalisti, però nel 1977 concesse un'intervista da cui è stato tratto anche un minifilm, perché fu l’unica occasione in cui parlò apertamente con i giornalisti. Vogliamo parlarvi di quell’incontro.
Enzo Ferrari, una persona buona, gentile e rispettata, una personalità molto nota.
Abbiamo chiesto a Enzo Ferrari cosa pensava di quello che dicevano tutti di lui, del suo carattere, soprattutto se anche lui si considerava un dittatore.
Enzo, tranquillamente, ha detto: “Se fare il mio lavoro con il massimo impegno, essere esigente ed esserlo anche con i miei collaboratori significa essere un dittatore, allora sì, lo sono”.
Il suo carattere può essere la conseguenza di una vita abbastanza difficile. A 19 anni Enzo Ferrari venne arruolato nel Regio Esercito poco tempo dopo aver perso il padre per malattia e anche il fratello.
Alla domanda di come ricorda quei tempi, lui a voce bassa e con gli occhi persi, dice: “sono stato militare soltanto sei mesi e ne ho passati ben quattro in ospedale. Li ricordo come anni certamente molto tristi”.
Dopo esser stato nell’esercito, Enzo cominciò a fare il pilota con una squadra italiana automobilistica, l’Alfa Romeo. Ma come ha scoperto questa vocazione?
Su questo Enzo Ferrari è stato un po’ ironico: “ma io non ho scoperto niente. Ho cercato di diventare pilota e così lo sono diventato”.
La crisi economica del 1933 portò l'Alfa Romeo a ritirarsi fino al 1937, anno in cui nacque anche il primo figlio di Enzo Ferrari. Quello stesso anno anche lui si ritirò e fondò la propia azienda a Modena. Nel 1943, a causa della guerra e per paura dei bombardamenti, Enzo Ferrari trasferì la sua ditta nel nuovo stabilimento di Maranello. Dopo la guerra nasce la Scuderia Ferrari.
Enzo Ferrari si racconta: “il periodo prima della nascita di mio figlio fu un tempo in cui la mia vita erano le macchine, non esisteva nemmeno mia moglie. A volte quando ricordo quei tempi so che ho sbagliato con mia moglie, però era il prezzo da pagare per raggiungere gli obbiettivi che avevo in quel momento...
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... Quando è arrivato mio figlio ho fatto la scelta corretta, fu un cambio a 360º. Sono contento per tutto quello che ho adesso, anche se delle volte ho dovuto prendere delle decisioni che mi hanno fatto avere quella fama di dittatore.
Ferrari è attualmente la più nota squadra del mondo automobilistico sportivo, ma il prezzo per diventare quello che è oggi Ferrari è stato molto elevato, per me e anche per quelli che mi stavano vicino”.
Enzo Ferrari, uno dei grandi imprenditori italiani, fontadore della Scuderia Ferrari con il suo cavallino rampante, fu un uomo convinto di sé e disposto a tutto per essere il primo nel mondo delle automobili sportive.
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Fonte: http://www.youtube.com/watch?v=dcNOz8s2oSQ
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