La voce di Ulpiano

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L’ASCESA DEL TURISMO SOSTENIBILE


Secondo la Società Internationale dell’Ecoturismo (TIES), il turismo sostenibile o l’ecoturismo “è il turismo attuato secondo il principio di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture”.


All’inizio del XXI secolo il turismo di massa entra in “crisi” perchè si verifica un elevato sfruttamento delle risorse ambientali e naturali del territorio e una decadenza delle tradizioni e delle culture locali a causa dalla globalizzazione. L’importanza dell’ecoturismo è aumentata dagli anni 80 ad oggi.
Il turismo sostenibile privilegia la sistemazione dei villeggianti nell’entroterra (almeno a due chilometri dal mare), protegge le spiagge e i monti e fornisce un reddito turistico ai residenti. Favorisce il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, in particolare dell’ecosistema e della biodiversità con minimizzazione dell’impatto ambientale, delle strutture e delle attività legate al turismo.
I punti più importanti sono:
- rispetto e salvaguardia della cultura tradizionale delle popolazione locali;
- requisito di consenso da parte di tali popolazioni sulle attività intraprese a scopo turistico;
- participazione attiva delle popolazioni locali nella gestione delle imprese ecoturistiche;
- condivisione con esse dei benefici socio-economi derivanti dal turismo.

I vantaggi di questo turismo sono molti: servono meno soldi per costruire gli alberghi e le aree di svago, si potenzia il consumo dei prodotti autoctoni e artigianali e si riattiva l’economia e la vita nelle zone rurali. Quasi tutti i governi offrono aiuti economici e incentivano questo tipo di turismo.
Un modello di tursimo sostenibile è Costa Rica, che è stata definita dalla National Geographic come il luogo con più zone verdi e con più biodiversità. Il suo motto è “Pura vita” con il quale si definisce molto bene il benessere che si vuole raggiungere. Ma si deve fare ancora molto per lo smaltimento dei rifiuti e per il risparmio energetico.
In gran parte del mondo occidentale esistono operatori turistici specializzati nell’ecoturismo, tour operator specializzati nella vendita di pachetti eco-turistici caratterizatti da un bassissimo impatto ambientale dato dalla forte componente sportiva, come gite in bici, trekking e viaggi multisport.
Altre organizzazioni investono i proventi a favore di attività locali come scuole e ospedali. Inoltre, cercano di sensibilizzare i propri clienti ai principi ambientalisti e sociali, tanto che alcuni denunciano situazioni critiche di degrado ambientale e sociale durante la loro permanenza nei luoghi di vacanza. In effetti, è noto che la presenza dei turisti è un elemento significativo nel contenimento del bracconaggio in molti paesi dell’Africa, come la Tanzania o il Kenya.

Fonti: www.bed-and-breakfast.it
        www.enbuenasmanos.com


FINE AI PRIVILEGI DELLA CHIESA

Il governo Monti aveva importanti motivi per rivedere l’esenzione fiscale della Chiesa, divenuta insostenibile in tempi di sacrifici per tutti e nell’imminenza di una condanna dell’UE per aiuti di Stato illegali.


Quest’esenzione permetteva ad alberghi, scuole e ospedali degli enti religiosi, che operano in regime di concorrenza, di non pagare nel caso avessero una cappella al loro interno: questo significa un chiaro svantaggio rispetto ai competitor laici, che devono pagare tutte le imposte. Adesso saranno solamente salvate le chiese e le attività puramente benefiche, ma nessuno degli edifici qualificati “non di culto”.
Soltanto a Roma ci sono millecinquecento immobili, ma la Santa Sede, Stato estero, non viene obbligata a comunicare le sue proprietà al governo italiano: migliaia di costruzioni non sono mai state registrate al fisco. L’obbligo legale di registrare gli immobili e la fine dei privilegi fiscali permetterebbe allo Stato di incassare circa un miliardo all’anno ma, di fatto, potrebbe essere di più.


La prima legge che consentiva questi privilegi è del 1992, poi è stata consolidata dal governo Berlusconi nel 2005, in vista delle imminenti elezioni e contro la Corte di Cassazione, che aveva stabilito l’obbligo di pagare l’imposta per attività “oggettivamente commerciali”.
In Spagna c’è un’altra storia per spiegare perché la Chiesa viene esentata dal pagare al fisco più di due miliardi di euro, secondo quanto calcolano gli esperti. Il motivo sono gli accordi firmati tra Spagna e Santa Sede nel 1979, che stabiliscono esenzioni, percentuali a ricevere sull’ IRPF, stipendi dei professori di religione e sacerdoti e sovvenzioni alle scuole religiose e al patrimonio architettonico.
Accordi che sono in disaccordo, evidentemente, con la Costituzione del 1978, la quale ha nel suo articolo 31 un precetto di uguaglianza e giustizia fiscale che i successivi governi spagnoli sembrano, purtroppo, avere dimenticato.

Fonti: Il Corriere della Sera, La Repubblica, El País